di Antiniska Myriam Fumo*

I Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA) rientrano tra i disturbi del neurosviluppo e sono caratterizzati da persistenti difficoltà nell’apprendere le abilità scolastiche di base (lettura, scrittura e calcolo).

Sono specifici proprio perché interessano uno specifico dominio di abilità, a prescindere dal funzionamento intellettivo generale.

Non sono patologie da cui si guarisce, ma rappresentano un diverso neuro-funzionamento del cervello che ha carattere evolutivo, cioè le difficoltà legate al disturbo evolvono nel corso degli anni e si manifestano con caratteristiche diverse in base alle differenti fasi del ciclo scolastico.

Negli ultimi 30 anni l’incidenza degli studenti certificati con DSA è aumentata di circa il 150% e viene stimata tra il 5 ed il 15% fra i bambini in età scolare. La prevalenza varia a seconda delle lingue e delle culture.

In Italia, la Legge 170/2010 e le Linee Guida associate garantiscono i diritti degli studenti con disturbo specifico dell’apprendimento e ne favoriscono il successo scolastico per mezzo di un corretto approccio al particolare stile di apprendimento che la difficoltà comporta.

Tale legge dà diritto al bambino con disturbo dell’apprendimento a una didattica personalizzata con forme efficaci e flessibili di lavoro scolastico, e all’utilizzo di strumenti compensativi e misure dispensative.

La diagnosi può essere effettuata alla fine del secondo anno della scuola primaria a seguito di una valutazione condotta in equipe multidisciplinare composta da logopedista, neuropsichiatra e psicologo.

Ma già a partire dall’ultimo anno di scuola dell’infanzia, possono essere individuati gli indici predittivi  per rischio DSA, quali:

  • Conoscenza alfabetica
  • Denominazione automatica rapida
  • Capacità di scrivere il proprio nome
  • Competenze linguistiche orali

Inoltre, è importante considerare che un pregresso disturbo del Linguaggio è un fattore di rischio per lo sviluppo di un disturbo dell’apprendimento.

I DSA sono suddivisi, in base all’area specifica apprendimento interessata, in: Dislessia Evolutiva, Disortografia, Disgrafia e Discalculia; di frequente si riscontra un’associazione sia tra i disturbi specifici dell’apprendimento stessi, sia con altri disturbi (ADHD, disturbo della condotta, disturbo oppositivo-provocatorio, disturbi dell’umore, disturbi somatoformi, disturbi d’ansia).

Nonostante si differenzino tra loro, è possibile individuare difficoltà comuni a ciascun DSA relativi a memoria a breve termine, working memory, attenzione selettiva, concentrazione, inibizione di informazioni non rilevanti.

Analizziamo nel dettaglio le caratteristiche del disturbo specifico dell’apprendimento più diffuso tra i bambini in età scolare: la Dislessia Evolutiva.

Dislessia evolutiva: cos’è e come si manifesta

La Dislessia Evolutiva è un disturbo specifico dell’apprendimento caratterizzato da difficoltà di decodifica del testo, in assenza di deficit neurologici, cognitivi, sensoriali, relazionali e nonostante normali opportunità educative e scolastiche (come da definizione del DSM-5).

I dislessici hanno dunque, per definizione, un’intelligenza nella norma.

Secondo la letteratura internazionale costituisce il più comune disturbo del neurosviluppo tra i bambini in età scolare, con un’incidenza approssimativa tra il 5 ed il 17.5%. Nei maschi il rischio di dislessia è di 2,5 volte superiore rispetto alle femmine.

I bambini con dislessia leggono in modo impreciso, con molti errori, spesso in modo poco fluido, con lentezza.

Inoltre mostrano difficoltà nella compitazione (spelling), oppure aggiungono, omettono o sostituiscono le lettere; presentano problematiche nel rispondere per iscritto a domande cui si erà già risposto oralmente, ad eseguire una sequenza di indicazioni, ad apprendere le sequenze come i giorni della settimana, i mesi dell’anno o l’alfabeto; spesso tendono ad effettuare anticipazioni lessicali (il bambino legge l’inizio della parola e prova ad indovinarla).

Vi possono anche essere deficit nella comprensione della lettura, evidenziati da un’incapacità di ricordare le cose lette e dalla difficoltà di trarre conclusioni dal materiale letto.

Spesso si osservano anche difficoltà nel linguaggio, nella coordinazione motoria fine (ad esempio allacciarsi le scarpe o i bottoni, infilare le perline), nell’attenzione, nella memoria (tabelline, alfabeto, regole grammaticali, poesie), nell’organizzazione spaziale (destra/sinistra, alto/basso, stagioni e lettura dell’orologio), affaticamento nello studio e scarsa resistenza all’impegno (con possibile frustrazione, rabbia e demotivazione), defiance psicologiche (ansia, depressione e demotivazione ed eventualmente difficoltà di relazione con i compagni).

Molti studi hanno evidenziato livelli più elevati di sintomi somatici (soprattutto mal di testa e mal di stomaco) nei bambini e ragazzi con certificazione di dislessia; gli studenti con DSA sentono che la scuola è il loro principale fattore di frustrazione, poiché riflette la reputazione sociale, l’isolamento, il disagio socio-relazionale e l’autostima.


* Logopedista pediatrica dal 2007, tecnico ABA, tecnico del comportamento certificato, coadiutore del cane negli Interventi Assistiti con gli Animali, docente nel corso avanzato IAA, nonché mamma di un ragazzo quattordicenne con DSA.
Dal 2022 collabora come logopedista presso il Centro Clinico Prometeo.