Di Silvia Perego*
La comunicazione rappresenta un bisogno primario per l’essere umano, perché permette di esprimere bisogni, desideri ed entrare in relazione.
Pertanto, chiunque abbia difficoltà nella comunicazione presenta inevitabilmente importanti limitazioni a partecipare alle principali attività quotidiane.
È proprio in questo contesto che si inserisce la Comunicazione Aumentativa Alternativa (CAA) che ha come obiettivo principale quello di garantire, sostenere e favorire la comunicazione e la partecipazione alle persone con Bisogni Comunicativi Complessi (BCC).
Quando parliamo di Bisogni Comunicativi Complessi (BCC) ci riferiamo a tutte quelle situazioni in cui è presente il bisogno di comunicare con l’altro e la necessità di assistenza per farlo.
La CAA intende allo stesso tempo aumentare le possibilità di comunicazione e fornire modalità alternative: non mira a sostituire le modalità comunicative naturali dell’individuo, bensì a supportarle, ampliarle ed integrarle con altri mezzi comunicativi diversi da quelli comuni, incrementando così le opportunità di partecipazione (Beukelman & Mirenda, 2014).
Destinatari, tempistiche e strategie di intervento
Un intervento di CAA si rivolge a tutte le persone che hanno una disabilità di comunicazione e/o un Bisogno Comunicativo Complesso. Non esistono criteri di inclusione o prerequisiti di alcun tipo.
I bambini e le bambine con BCC rappresentano un gruppo eterogeneo che comprende chiunque presenti limitazioni nell’uso e/o nella comprensione del linguaggio in età evolutiva. Tra questi rientrano:
– ritardi nello sviluppo del linguaggio
– disabilità dello sviluppo congenite o acquisite nei primi anni di vita che comportano anche compromissioni all’area linguistico-comunicativa, come Paralisi Cerebrale Infantile, Disturbo dello Spettro Autistico, Disturbo pervasivo dello sviluppo, Sindrome di Down, Epilessia, Disabilità intellettiva, Sordo-cecità e Aprassia del linguaggio.
Proprio per la varietà delle condizioni che possono comportare BCC, le strategie e gli strumenti di CAA devono essere personalizzati in relazione al quadro clinico, alle capacità del soggetto e al suo livello evolutivo.
È fondamentale che l’intervento venga co-costruito da un team multidisciplinare di persone specializzate e formate e che si fondi su un’accurata valutazione.
Durante tutto il percorso, è importante che il bambino o la bambina con BCC sia parte attiva. Per questo è necessario conoscere i suoi bisogni, desideri, esigenze, possibilità e preferenze, così da scegliere le strategie e gli strumenti più efficaci.
Un altro aspetto chiave è la tempestività: intervenire in ritardo rispetto alle tappe evolutive tipiche significherebbe negare la possibilità alle persone con BCC di soddisfare i propri bisogni, anche primari.
Affinché il percorso sia efficace, la CAA deve essere presente nei contesti quotidiani del bambino o della bambina: a casa, a scuola, nelle attività di gioco.
In particolare, i genitori e le altre figure adulte di riferimento, principali partner comunicativi, hanno un ruolo centrale: imparando a riconoscere e valorizzare i segnali comunicativi del figlio o della figlia – anche se inizialmente non intenzionali, poco chiari o atipici – possono aiutare a dare senso e forza alla comunicazione, favorendo così lo sviluppo delle abilità relazionali e sociali.
Un numero crescente di studi testimonia che la CAA può migliorare significativamente le competenze comunicative anche nei bambini e nelle bambine che presentano disabilità dello sviluppo e linguaggio assente o notevolmente ridotto (Preston & Carter, 2009).
La CAA nella terapia neuropsicomotoria
All’interno della terapia neuropsicomotoria la CAA rappresenta un’alleata preziosa.
Ogni supporto alla comunicazione, al linguaggio e alla relazione è, infatti, fondamentale per sostenere lo sviluppo neuroevolutivo globale, che coincide proprio con l’obiettivo della terapia neuro psicomotoria. Inoltre, la CAA fornisce al bambino o alla bambina strumenti e strategie semplici ed efficaci per esprimere i propri interessi, consentendo così al Terapista della Neuro e Psicomotricità di conoscerli e poterli utilizzare per costruire proposte più motivanti e personalizzate. Infine, ma non per importanza, la CAA contribuisce a migliorare l’autoregolazione, competenza che spesso risulta compromessa nei bambini e nelle bambine con disturbi del neurosviluppo.
Due esempi di intervento di CAA nel nostro centro clinico
Il caso di M. – La CAA dà voce a messaggi incompresi
M. ha 3 anni e ha da poco ricevuto la diagnosi di Autismo di livello 3. Non parla, se non per produrre vocalizzi o espressioni onomatopeiche, e comprende solo parole e consegne molto semplici. Quando non riesce ad esprimere i propri desideri o sente di non essere compreso, manifesta la propria frustrazione con urla e crisi di pianto.
Presso il nostro centro clinico, M. intraprende due terapie, logopedica e neuropsicomotoria, e in equipe si decide di implementare un intervento di CAA in entrambi i setting terapeutici.
All’inizio vengono introdotti simboli semplici per esprimere messaggi come “basta”, “ancora”, “dammi”. In breve tempo M. inizia a usarli per esprimere preferenze o manifestare il proprio dissenso.
Parallelamente la terapista introduce alcuni semplici gesti che accompagnano il linguaggio verbale, facilitando la comprensione. Col tempo, attraverso l’imitazione, M. impara a utilizzarli in modo intenzionale.
Questo caso dimostra che i canali comunicativi sono svariati e spesso possono essere integrati all’interno di interventi di CAA. Ciò consente di ampliare le occasioni di comunicazione e partecipazione del bambino, migliorando la qualità della relazione.
Il caso di G. – Quando la CAA aiuta anche l’autoregolazione
G. frequenta la Scuola dell’Infanzia ed è una bambina molto silenziosa. Parla poco e il linguaggio è limitato. Presenta, inoltre, una forte instabilità motoria, e una grande difficoltà di autoregolazione e di adattamento ai contesti nuovi.
Durante il percorso di terapia neuropsicomotoria viene integrato l’uso della CAA. In particolare, viene introdotta un’agenda visiva con simboli per anticipare le attività e facilitare la comprensione delle routine. In questo modo G. – che inizialmente faticava a separarsi dalle figure di riferimento e ad autoregolarsi nei momenti di frustrazione – riesce piano piano a adattarsi ai nuovi contesti con più serenità. Attraverso l’agenda impara a fare richieste e a esprimere desideri. L’attività di lettura ad alta voce condivisa di libri in simboli diventa un momento importante per potenziare il linguaggio, la comprensione e la capacità di ascolto.
Col tempo, G. matura migliori competenze di autoregolazione: impara a esprimere emozioni e frustrazioni in modo adeguato, a comprendere – e così tollerare – le spiegazioni ai limiti e dinieghi da parte dell’adulto e a condividere materiali ed esperienze di gioco con l’altro.
Gli strumenti e le strategie di CAA possono, dunque, essere preziosi anche nel trattamento di bambini e bambine che possiedono già un linguaggio, seppur compromesso. Sono, inoltre, particolarmente efficaci nel supportare le competenze di autoregolazione, anticipando e facilitando la comprensione dei significati.
* Terapista della neuro e psicomotricità dell’età evolutiva, iscritta all’Ordine TSRM e PSTRP di Milano. Specializzata in Comunicazione Aumentativa Alternativa e Tecnologie Assistive, formata sulle Funzioni Esecutive secondo il programma FEREA e abilitata in qualità di tecnico ABA. Collabora con il centro clinico Prometeo da settembre 2024.