di Paola Giorgi*
“Dove si tratta di pensiero logico, dove la materia risponde ai loro speciali interessi, sono avanti e sorprendono gli insegnanti con le loro risposte intelligenti; dove l’apprendimento a memoria è più o meno meccanico, quando è richiesto di imparare concentrandosi (nella copiatura, nell’ortografia, nei metodi dell’aritmetica), questi bambini “intelligenti” falliscono gravemente, cosicché negli esami si trovano spesso a un passo dalla bocciatura.” Hans Asperger (1938).
L’autismo di livello 1, o ad alto funzionamento, secondo il DSM-5, è un disturbo caratterizzato da difficoltà nelle interazioni sociali e comportamenti ristretti e ripetitivi, ma con abilità linguistiche e intellettive generalmente nella norma o solo lievemente compromesse.
Questi aspetti si traducono in una serie di difficoltà legate alle funzioni esecutive, ovvero quei processi cognitivi essenziali che ci aiutano a pianificare, prendere decisioni, risolvere problemi, controllare gli impulsi e adattarci alle situazioni nuove. Per le persone con autismo di livello 1 queste difficoltà influenzano la loro capacità di gestire la vita quotidiana e relazionarsi con gli altri.
Le principali difficoltà possono essere:
Pianificazione e organizzazione: difficoltà a pianificare attività quotidiane o a organizzare compiti complessi, con impatti sull’autonomia nelle attività scolastiche, lavorative e sociali.
Inibizione dei comportamenti: difficoltà a regolare le emozioni o a fermarsi prima di compiere azioni inappropriate, come parlare senza considerare il contesto sociale.
Flessibilità cognitiva: difficoltà ad adattarsi ai cambiamenti, a passare da un’attività a un’altra o ad affrontare gli imprevisti.
Memoria di lavoro: difficoltà a ricordare informazioni o istruzioni complesse o a gestire più attività contemporaneamente.
Tutor come supporto all’apprendimento
Le difficoltà nelle funzioni esecutive hanno implicazioni pratiche per lo studente o la studentessa con autismo ad alto funzionamento.
All’interno dello Spazio Compiti, servizio attivo nel centro clinico Prometeo, si svolgono attività di supporto allo studio individuale per acquisire le competenze necessarie all’apprendimento e a sviluppare un metodo di studio efficace, in stretta collaborazione con famiglia e scuola.
Attraverso un insegnamento individualizzato, la persona tutor lavora perseguendo diversi obiettivi:
• migliorare le funzioni esecutive utilizzando tecniche di insegnamento strutturato
• supportare la pianificazione e l’organizzazione attraverso strategie visive
• rafforzare le abilità di autoregolazione fissando obiettivi chiari e raggiungibili.
Apprendimento e autismo: differenze e sfide
L’autismo non è un disturbo dell’apprendimento, tuttavia, le sue singolari caratteristiche fanno sì che l’apprendimento sia diverso, sia dal punto di vista dei processi (il modo in cui si impara) che dei contenuti (ciò che si impara).
L’organizzazione atipica del comportamento sociale impatta profondamente sulla capacità di apprendere per imitazione al punto che, secondo alcuni studi, l’autismo può essere considerato come un disturbo dell’apprendimento sociale (Vivanti, e Rogers, 2014; Mundy, Mastergeorge e McIntyre, 2012).
I comportamenti ristretti e ripetitivi, per esempio, possono compromettere l’apprendimento in quattro modi:
• Riducendo l’interesse verso ciò che è nuovo e orientando l’interesse verso ciò che è già noto;
• Entrando in competizione con gli input sociali e linguistici;
• Limitando le modalità di gioco;
• Limitando la capacità di generalizzare e utilizzare in modo flessibile le abilità acquisite, ovvero l’utilizzo di un’abilità in un contesto diverso da quello in cui è stata appresa.
All’interno dello Spazio Compiti, la persona tutor sfrutta l’interesse speciale del ragazzo o della ragazza come punto di forza, valorizzando la sua competenza per aumentare la sua autostima e migliorare l’immagine sociale di studente o studentessa competente all’interno della classe. La sua competenza specifica è affiancata o collegata ad argomenti meno interessanti per lui o lei con lo scopo di avvicinare e motivare allo studio.
Le difficoltà nella comunicazione e nelle relazioni, non ostacolano solo la socializzazione con i coetanei e le coetanee, ma influiscono anche sui processi di apprendimento scolastico che sono basati sul rapporto docente/discente. Le criticità emergono:
• Nella comprensione dei messaggi «espliciti» ed «impliciti»;
• Nella capacità di riconoscere le richieste anche «implicite» da parte di docenti;
• Nella difficoltà a riconoscere i criteri di valutazione delle competenze.
Il compito della persona tutor è quello di insegnare al ragazzo o alla ragazza a chiedere aiuto quando non comprende: attraverso strategie di Modeling (apprendimento per imitazione) sperimenta il successo con l’obiettivo di generalizzare questa competenza.
In questo contesto, la collaborazione di docenti è essenziale: utilizzare un linguaggio il più possibile chiaro e concreto, elencare gli obiettivi da raggiungere e la loro corrispondenza con la valutazione, dare consegne scritte per i compiti a casa e prediligere domande a risposta chiusa, può migliorare l’apprendimento.
Un ulteriore ostacolo al successo scolastico può essere rappresentato dalla mancanza di motivazione estrinseca: lo studente o la studentessa con autismo potrebbe non interessarsi essere sufficientemente ai premi, all’approvazione altrui e al prestigio, in termini di “popolarità”, che una buona riuscita scolastica comporta.
La persona tutor lavora sulla motivazione aiutando lo studente o la studentessa a collegare gli obiettivi scolastici a obiettivi significativi per sé, stilando una lista che contenga la pianificazione delle azioni necessarie per il raggiungimento dell’obiettivo finale desiderato.
L’organizzazione è un’altra sfida: organizzare richiede una comprensione di ciò che si vuol fare e una capacità di pianificazione per realizzarla. Questi requisiti sono abbastanza complessi, interconnessi e astratti, da presentarsi come un ostacolo formidabile per studenti e studentesse con ASD che non riescono in genere a rispettare impegni e programmi. Quando si affacciano a complesse richieste organizzative, si sentono di frequente immobilizzati e talvolta non sono capaci neppure di incominciare le attività richieste. Possono presentare difficoltà nel:
• Capire che certe scadenze sono «serie» e altre no;
• Riuscire a distribuire i carichi di lavoro;
• Organizzare lo studio in modo da arrivare alle scadenze senza particolari problemi.
La persona tutor insegna strategie visive di pianificazione e organizzazione degli impegni scolastici ed extrascolastici, la gestione del tempo con l’utilizzo del timer e la pianificazione delle pause necessarie.
Le difficoltà accademiche non sono collegate al QI ma possono essere aggravate dalla copresenza (20% dei casi) di Disturbi Specifici dell’Apprendimento.
Anche in questo caso l’intervento del o della tutor è fondamentale per l’acquisizione degli strumenti compensativi necessari a seconda delle difficoltà specifiche del ragazzo o della ragazza: utilizzare strumenti visivi (mappe concettuali, griglie, schemi) e software compensativi, registrare le lezioni se non si riesce a prendere appunti in maniera efficace.
L’importanza di una rete
Il supporto del o della tutor risulta quindi essenziale per gli studenti e le studentesse ASD, perché fornisce loro le strategie necessarie per imparare a gestire le richieste della scuola, sia in termini di prestazioni didattiche che di messa in campo di competenze relazionali.
L’obiettivo ultimo è la loro autonomia, sia nello svolgimento dei compiti, sia nel più generale processo di apprendimento e di socializzazione.
Una comunicazione continua e coordinata tra scuola, famiglia e specialisti è essenziale per supportare lo studente o la studentessa nel suo percorso scolastico e sociale.
Per insegnare un metodo di studio si deve tenere conto delle differenze individuali e dell’influenza che i vissuti legati alla scuola possono avere.
Se l’esperienza scolastica è negativa, si rischia un aumento delle difficoltà legate all’ adattamento sociale, lo sviluppo di forti tensioni nell’ambito familiare e un aumento della tendenza all’autoisolamento.
La creazione di una rete fra scuola, famiglia, esperti e giovani ASD è uno strumento cruciale per favorire un’esperienza scolastica positiva, perché può aiutare a sviluppare abilità relazionali e una maggior fiducia nelle interazioni sociali, a crescere intellettualmente, a migliorare l’autostima, far emergere le abilità specifiche e rafforzare la percezione di autoefficacia, fondamentale per il successo e il benessere a lungo termine.
Per approfondire:
1. “Autismo: Guida al trattamento e all’intervento educativo” di Antonio G. D’Angelo
2. “Autismo ad Alto Funzionamento: Dalla diagnosi all’adolescenza” di Tony Attwood
3. “Autismo e educazione: Strategie per l’integrazione scolastica” di Giuseppe Di Nuovo e Paolo Moderato
* Educatrice Professionale, Tutor DSA e ASD, Tecnico del Comportamento, lavora presso lo Spazio Compiti del centro clinico Prometeo dal novembre 2023.